Se la mente chiede aiuto, intervista a Diego De Luca psicolo Napoli

Tra incertezze e dubbi, ecco quando  è utile affidarsi a uno psicologo. Intervista allo psicologo e psicoterapeuta dell’Associazione Vedanta Diego De Luca.

La vita di tutti i giorni ci porta ad affrontare problemi, qualche volta anche molto impegnativi.  In ogni momento siamo chiamati a prendere decisioni e sacrificare alcuni aspetti della nostra personalità. Tutto questo, il più delle volte, riusciamo a metabolizzarlo senza troppe difficoltà, ma in alcuni casi non è così. Qualche volta c’è una sofferenza che sentiamo dentro, alla quale non sappiamo trovare rimedio. Non da soli almeno. Ma quali sono le possibili alternative? Lo abbiamo chiesto allo psicologo e psicoterapeuta Diego De Luca.

«Una buona percentuale di persone non conosce i benefici che possono arrivare da un consulto psicologico o psicoterapeutico — ci spiega lo specialista —, e quindi il proprio riferimento rimane l’ambito prettamente medico che spesso si traduce in percorsi unicamente farmacologici, anche quando questo potrebbe non essere opportuno. Questa è una delle ragioni principali che mi hanno indotto a realizzare degli incontri ad hoc, gratuiti e aperti a tutti, per permettere di approfondire con naturalezza quali siano le curiosità ed i dubbi rispetto a tutto ciò che è il ‘‘fare psicologico’’, provando a sfatare il pregiudizio e l’idea di vergogna che viene comunemente associata a chi si rivolge ad uno specialista». Quello realizzato all’associazione Vedanta, della quale il dottor De Luca è vicepresidente, è un percorso seminariale ideato per offrire la comprensione di alcuni punti fondamentali: fare chiarezza su chi è predisposto in maniera corretta a offrire la propria professionalità; quando può essere importante ricevere un sostegno durante le diverse fasi della propria vita e capire come si svolge un singolo colloquio o un percorso terapeutico.

«Reputiamo fondamentale — spiega il dottor De Luca — che in ogni professione si chiarisca la conoscenza di chi svolge una qualsiasi attività, quali siano le sue competenze, le connotazioni e limiti nello svolgimento del suo lavoro. La professionalità di uno psicologo si caratterizza per un percorso universitario di cinque anni, seguito da numerose valutazioni successive sia pratiche (tirocinio) che teoriche (esame di stato). Allo stesso tempo la tutela di un’adeguata professionalità è caratterizzata dall’obbligo dell’iscrizione all’ordine e ad un albo professionale, e a seguire le direttive del codice deontologico che definisce le caratteristiche della professione, gli ambiti e le modalità della competenza psicologica ». «Insomma — continua il dottor De Luca —, lo psicologo non è un amico con il quale scambiare due chiacchiere informali, né è una persona che da consigli. Ma aiuta il paziente ad attivare le sue risorse interiori per risolvere i problemi. Il suo lavoro è prettamente basato sull’uso della parola e del ragionamento condiviso con il paziente che ha di fronte, sull’uso di strumenti diagnostici, come test finalizzati ad una comprensione della persona e alla definizione del percorso da intraprendere per la cura o il miglioramento dello stato psicologico, emotivo e relazionale della persona».

Una differenza c’è poi tra lo psicologo e lo psicoterapeuta. Mentre il primo può essere paragonato al medico di base, per la sua competenza conoscitiva, per il suo intervento iniziale e generale sullo stato psicologico della persona, il secondo è connotato da una serie di competenze specifiche e specialistiche che gli permettono di saper strutturare e condurre un percorso di terapia con i pazienti, su specifici stati psicologici, disturbi psicopatologici sia in ambito individuale, familiare, di coppia e si verso gli adulti e i bambini. «È importante, quindi, sapere che rivolgersi ad uno psicologo non significa automaticamente sentirsi o essere definiti come malati — dice ancora il dottor De Luca —, ma può permettere di conoscere meglio la situazione problematica o di difficoltà che si sta affrontando, rimanendo nel ‘‘qui ed ora’’ e agevolando l’intervento di un professionista che può e deve indirizzarci verso l’ambito maggiormente opportuno». Ma quando può essere utile e opportuno fare riferimento ad uno psicologo, e quali siano le situazioni che contemplano un intervento psicologico? «Partiamo dal presupposto che spesso si fa riferimento a uno psicologo solo in casi di conclamato malessere o quando i sintomi di un disagio (ansia, panico, depressione o altri) sono diventati ingestibili e la vita della persona è compromessa in vari ambiti — chiarisce ancora lo specialista—.

Inoltre ci si affida a uno psicologo quando altri accertamenti medici non hanno sortito un effetto o una tranquillità personale, oppure quando all’interno di una trafila di esami diagnostici ci si accorge di dover dar voce ad altri aspetti di sé, oltre a quello prettamente medico. Per fare un esempio, un supporto psicologico può essere utile per una crisi temporanea, per favorire una crescita interiore personale, per delle esigenze di orientamento, per raggiungere una maggiore e migliore consapevolezza di sé, degli altri e della propria situazione familiare, sentimentale, sociale e lavorativo o scolastico».

Raffaele Nespoli per il Corriere del Mezzogiorno.

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